Nonostante ogni tavolo presenti problemi suoi particolari dipendenti dalla forma e dal numero delle gambe, qui siamo costretti, per motivi di spazio, a occuparci unicamente dei tavoli di tipo più comune, e cioè di quelli di cui si deve in genere occupare il mobiliere dilettante: tavoli di legno, a quattro gambe, di forma quadrata, rettangolare.
Indice
Gambe rotte
Per quanto riguarda gambe e traversine, molto di quanto si è detto a proposito delle sedie può essere benissimo applicato al tavolo. Le tecniche di riparazione sono le stesse. Accenniamo in modo particolare soltanto ad una, che ci pare indicata soprattutto per tavoli pesanti, con gambe massicce, che illustriamo nel dettaglio 3 della fig.1. Consiste (già avevamo visto qualcosa di analogo trattando delle sedie) nell’incollare le due parti rotte, e praticare poi un taglio pochi centimetri sotto e sopra il punto dell’incollatura. In questo caso si ritaglia, tanto nella parte superiore quanto in quella inferiore, un listello interno di legno spesso un paio di centimetri, largo quanto la gamba stessa (o pari al suo diametro, se la gamba è a sezione rotonda) e lungo 5 cm circa. Queste due parti, asportate dalla gamba del tavolo, saranno sostituite da un listello unico di legno di uguale misura, ma lungo, naturalmente, 10 cm), che sarà incollato in posizione, come pure sarà incollato il tavolo là dove lo abbiamo segato per effettuare la riparazione. Se si vuole, per maggior sicurezza, si può fissare la nuova parte di rinforzo al resto della gamba con alcune punte a testa piccola, che possono essere spinte con un punzone sotto la superficie del legno e rese quindi invisibili dopo un’accurata operazione di stuccatura.
Togliere il ripiano
Non è, nella maggioranza dei casi, una operazione difficile. In quasi tutti i tavoli di legno, infatti, il ripiano è fissato con perni cilindrici di legno collocati in corrispondenza delle quattro gambe. Talora il ripiano è semplicemente appoggiato, come si indica nel dettaglio 1 della fig. 1. In tal caso è sufficiente sollevare il ripiano: se questo si fosse bloccato basterebbe qualche leggero colpo con una mazza di gomma, dal basso verso l’alto, per liberare il perno. Se il ripiano del tavolo fosse invece incollato ai quattro perni, e se fosse essenziale staccare il ripiano stesso per eseguire l’intervento voluto sul tavolo, occorre agire in modo più energico. Anzitutto provare a colpire con la mazza di gomma in modo più energico, stando sempre attenti, però, a non danneggiare il ripiano o le gambe del tavolo. Se anche questo metodo non funziona, prendere un seghetto e inserirlo fra il ripiano e il telaio, segando poi il perno di legno.
Se il seghetto non penetra nella fessura, occorre allargarla leggermente servendosi di uno scalpello da legno molto sottile e affilato. Tagliato il perno, è chiaro che occorrerà poi sostituirlo. Con un trapano estrarre i resti sia dal telaio del tavolo sia dal ripiano; quando si rimonterà il tavolo inserire un nuovo perno. Talvolta il perno è passante cioè attraversa il ripiano e compare sulla superficie del tavolo. In questo caso, se non si stacca e se si ha la mano particolarmente ferma, si può trapanare direttamente da sopra il ripiano, senza ricorrere al passaggio intermedio del seghetto. Però c’è il problema di dovere in seguito scegliere un perno del legno e del colore giusto, che si adatta alla superficie del tavolo. Tutta questa operazione per staccare il ripiano prevede, naturalmente, che si siano già eliminati, sotto il ripiano stesso, eventuali altri sistemi di bloccaggio. Si tratta generalmente di viti per le quali è stata creata una sede speciale nel telaio del tavolo, oppure di piastrine metalliche (d’acciaio o di ottone) infisse ad una estremità del telaio e avvitate nell’altra parte inferiore del tavolo; o, ancora, degli universali blocchi di legno, incollati all’una e all’altra parte del tavolo, che si possono tuttavia avvitare se si vuole che esercitino una maggior forza. Può talora capitare che il ripiano sia tenuto in posizione da perni di legno a loro volta bloccati da perni mordenti da legno infissi nell’angolo del telaio (esempio B del dettaglio 2,della fig. 1). Questi perni servono in genere a bloccare piastrine il cui compito principale è proprio quello di rafforzare il telaio, impedendo inutili movimenti. Se questi perni metallici penetrano nei perni di legno è del tutto accidentale, ma può capitare.
Se il ripiano si rompe
Se lo smontaggio è essenziale quando si tratta di raddrizzarlo per rimediare a una curvatura del legno, non altrettanto si può dire quando il tavolo è semplicemente rotto in un angolo, lungo il bordo, o ha una brutta ammaccatura nel centro. In tal caso la riparazione può avvenire anche senza smontare il tavolo. Si distinguono tre tipi di rottura, e tutti e tre richiedono la sostituzione di una parte del legno, anche se con metodi leggermente diversi.
Rottura su un angolo: è quanto indica il dettaglio 4 delia fig. 1. Occorre “ ripulire” la rottura tagliando con precisione, secondo linee rette, la parte danneggiata. Con legno simile per venatura e colore a quello del ripiano, formare un angolo nuovo. Quindi predisporre nel tavolo due fori per altrettanti spinotti di legno, inseriti a pressione, con l’aggiunta di uno strato di colia. Predisporre quindi sedi per gli spinotti nello stesso pezzo che si intende applicare all’angolo del tavolo, che sarà a sua volta incollato al ripiano. Terminato questo montaggio immettere la parte interessata in una morsa per 24 ore.
Rottura su un lato: è un caso quasi simile a quello precedente, con la differenza che la nuova parte sostitutiva (dettaglio 5) è sottoposta a minori sollecitazioni. Non è quindi necessario ricorrere a un solido spinotto di legno, ma bastano un paio di viti.
Osservare, però, che per rafforzare questo incastro io si è tagliato in forma trapezoidale, con il minore dei due lati paralleli verso l’esterno del tavolo. Il tavolo stesso, cioè, forma due specie di ali in grado di trattenere, almeno in parte, il nuovo pezzo.
Rottura nel centro: è il caso, purtroppo, più frequente. Una bruciatura, un nodo del legno che viene via, un oggetto pesante che cade provocando un’ammaccatura che panno umido e ferro da stiro caldo non bastano a rimettere in sesto. Occorre disegnare, attorno alla zona danneggiata, un rettangolo o un trapezio preciso, poi lo si elimina con lo scalpello, “scavando” per circa la metà dello spessore totale del ripiano, e assicurandosi che la base dell’intaglio sia perfettamente liscia. Ritagliare quindi un pezzo di legno con la stessa forma, e di spessore leggermente superiore a quello eliminato. Potrà quindi essere inserito ed incollato nella sede che si è predisposta. La parte che sporgerà sarà attentamente piallata e poi carteggiata prima di sottoporre quella parte del tavolo a tutto il lavoro di finitura. Osserviamo, a proposito degli interventi su un ripiano, che si tratta di un’operazione abbastanza semplice, ma che richiede mano leggera, gusto nella scelta del pezzo sostitutivo e la solita pazienza del bricoleur. Un intervento affrettato o maldestro, infatti, potrebbe causare un imbruttimento anziché un miglioramento del tavolo danneggiato. Nella scelta del pezzo di legno per la sostituzione, oltre alla sua venatura che deve corrispondere grosso modo a quella del ripiano, si deve badare anche al colore del legno. Nonostante il successivo intervento di coloratura e verniciatura, infatti, la “toppa” potrebbe essere vistosa.
Il tavolo allungabile
Ce ne sono di numerosi tipi. In questo capitoletto tratteremo quelli più comuni, anche se non necessariamente più moderni. Si tratta, in effetti, del tipo di tavoli molto in voga qualche decennio fa, per i quali si può ragionevolmente prevedere la necessità di un intervento. Al dettaglio 1 della fig. 2 è illustrato il tipo a cerniera sostenuto da due gambe supplementari (una per ogni estremità) le quali, ruotando su un asse, possono essere messe in posizione di riposo, cioè parallele all’asse delle altre gambe. Il ripiano supplementare, che in posizione di riposo pende verticalmente, rasente all’estremità del tavolo, poggia direttamente, senza speciali ganci o perni, sulla gamba supplementare. La parte più delicata, in questo semplicissimo sistema, è quella costituita dall’asse rotante della gamba supplementare, che fa leva su due perni, uno in alto e uno in basso. Che cosa può accadere?
Semplicemente che i perni, di legno, si spezzino. La riparazione consiste nella sostituzione del perno. Occorre anzitutto eliminare le parti rotte, ripulendo bene le rispettive sedi.
Poi c’è una scelta, fra un altro perno di legno e una vite. Nel primo caso il perno stesso dovrà essere saldamente incollato nella parte fissa della gamba supplementare, mentre dovrà essere limato e carteggiato in modo che sia perfettamente mobile nella sede prevista nel telaio del tavolo. L’altro tipo di riparazione consiste nel praticare un foro, da sotto il telaio del tavolo, fino a penetrare nella parte fissa della gamba supplementare attraverso lo spinotto già fissato. In questo foro sarà possibile inserire una vite, che irrobustirà lo spinotto di legno, e impedirà che si rompa nuovamente.
Nel dettaglio 2 della fig. 2 è indicato un tavolo con ripiano simile a quello del tipo precedente, ma retto non da una gamba mobile, bensì da un semplice appoggio situato sotto il ripiano e rotante su un asse. Anche qui la rottura più comune è quella del perno su cui il braccio ruota.
Se lo si deve sostituire è meglio farlo con una lunga vite metallica, come indicato al punto precedente. Nel terzo tipo (l’ultimo della fìg. 2) si hanno due sostegni non bilanciati, che reggono la parte mobile del ripiano facendo leva sulla propria cerniera. Due sono i guasti tipici di questo modello. Un braccio (se non entrambi) può staccarsi per il cedimento della cerniera; occorre in questo caso sostituire il perno della cerniera stessa. Se era di legno, sostituirlo con un perno metallico. Oppure può capitare che le viti con cui il piccolo braccio è fissato al telaio del tavolo cedano; in tal caso occorre toglierle, stuccare con tasselli di legno i fori precedenti, quindi inserire nuove viti.
Oppure, se possibile, semplicemente spostare il punto d’attacco dei due sostegni.