Mantenere sempre affilato il tagliente degli attrezzi è di somma importanza: scalpelli e pialle ben affilati non solo lasciano una finitura migliore, ma si maneggiano con facilità, senza incontrare resistenza. Lavorare con attrezzi affilati è un piacere, con attrezzi ottusi una pena. I ferri delle pialle e gli scalpelli escono dalla fabbrica solo molati: le lame, per funzionare in modo soddisfacente, devono essere affilate sulla pietra per affilatura e affilate di nuovo non appena le prestazioni scendono sotto un livello accettabile. I taglienti danneggiati perché scheggiati o deformati per le ripetute affilature, devono essere molati con la mola o sulla pietra a gradazione grossa per ripristinare lo smusso originario di fabbricazione. Gli attrezzi da falegname si tengono affilati rimuovendo il metallo sino a formare taglienti sottili su blocchetti di pietre abrasive appositamente preparati. Le pietre migliori per affilatura sono quelle naturali, ma risultati più che accettabili si ottengono anche con le pietre artificiali. Durante l’affilatura si deve lubrificare la pietra, a seconda del tipo, con acqua o con olio. In questo modo si evita il surriscaldamento dell’acciaio e, tenendo in sospensione le particelle di metallo e di pietra, l’otturazione della superficie abrasiva.
Indice
Come Scegliere la Pietra per l’Affilatura Adatta
Pietre a olio
La maggioranza dei falegnami affila gli attrezzi su blocchetti rettangolari di pietra lubrificati con olio. Le pietre naturali dell’Arkansas sono considerate le migliori pietre a olio reperibili: quelle tenere grige maculate. a grana grossa, rimuovono rapidamente il metallo per sagomare i taglienti; quelle dure bianche affilano gli attrezzi; per taglienti con affilatura superiore si devono usare quelle dure nere. Le pietre a olio artificiali equivalenti, prodotte con granuli di ossido di alluminio o carburo di silicio, sono classificate con gradazione grossa, media e fine.
Spesso i falegnami hanno le pietre delle tre gradazioni montate sul banco di lavoro così da spostarsi rapidamente da una all’altra. E’ più economico, però, acquistare due pietre di gradazione diversa incollate dorso a dorso. Le pietre combinate in genere sono formate con gradazioni grossa/media e media/fine. Sono reperibili anche pietre combinate formate da pietre naturali e artificiali.
Pietre da scultore
Le pietre a acqua modellate con profili sagomati, da accoppiare agli attrezzi per scolpire più comuni, sono prodotte con gradazione grossa media e fine.
Pietre “Diamond”
Pietre per affilare resistenti e durature sono prodotte con particelle di diamante disposte a reticolo legate a una base in plastica. Sono reperibili con gradazione molto grossa, grossa, media e fine. Le pietre “Diamond” possono essere usate anche per rettificare le pietre a acqua e quelle a olio naturali.
Spray “Diamond” per affilatura
Lo spruzzo di particelle di diamante sulla speciale lastra di ceramica produce un impasto adatto a affilare tutti gli attrezzi. Gli spray con particelle da 45 micron sono per l’affilatura generale. Vi sono anche spray con particelle fini (14 micron) e extra fini (6 micron).
Pietre sagomate e a lima
Per affilare le sgorbie e gli scalpelli da intaglio sono necessarie piccole pietre sagomate. Pietre a acqua e a olio sia naturali sia artificiali sono reperibili in varie sagome e nelle diverse gradazioni. Le pietre coniche e con sezione a lacrima sono le più utili, ma sono disponibili anche pietre specializzate a bordi squadrati e a coltello più la gamma di pietre sagomate a forma di lima, con sezione quadrata, tonda e triangolare.
Sono reperibili anche pietre combinate a acqua sagomate per raffilatura di coltelli da intaglio, asce e attrezzi per giardinaggio.
Pietre a acqua giapponesi
Le pietre a acqua giapponesi, sia naturali sia artificiali, affilano molto rapidamente e sono disponibili con gradi di finezza molto superiori a quelli delle pietre a olio. Spaziano dagli 800 grani per la gradazione grossa, ai 1000 grani delle medie/fini, sino alle gradazioni di finitura a 4000. 6000 e 8000 grani. Quelle naturali hanno prezzi proibitivi: solo i falegnami più raffinati le hanno nella serie di gradazioni. Le pietre combinate sono reperibili negli abbinamenti abituali.
Per aumentare l’azione abrasiva delle pietre a acqua, prima di affilare si strofina la faccia bagnata con la pietra di Nagura, simile al gesso. Il trattamento è utile quando si affila sulle pietre di finitura dure extra fini.
Gradazione delle pietre per affilatura
Le pietre per affilatura sono graduate in modi diversi. Nella tabella qui sotto sono riportati i vari sistemi cosi da poterli confrontare. Sono necessarie almeno una pietra media e una fine.
MANUTENZIONE DELLE PIETRE PER AFFILATURA
Le pietre a olio si tengono coperte per evitare che la polvere si depositi sulla superficie. Possono ostruirsi per effetto dell’olio e delle particelle di metallo. quindi non appena l’azione abrasiva perde efficacia, si strofina la superficie con paraffina e tela ruvida.
Saturazione delle pietre a acqua
Prima dell’uso le pietre a acqua devono essere saturate d’acqua per immersione. Per quelle di gradazione grossa sono necessari quattro o cinque minuti. per quelle dure tini un po’ meno.
Le pietre a acqua si conservano in apposite scatole di vinile per evitare l’evaporazione dell’acqua, in modo che siano sempre pronte all’uso. In alternativa si tengono immerse in acqua. E’ assolutamente necessario evitare che le pietre a acqua gelino, altrimenti quasi sicuramente si rompono.
Rettifica delle pietre per affilatura
Tutte le pietre dopo ripetute affilature si scavano. Le pietre a olio si rettificano, si riportano cioè piane, molando la superficie con polvere di carborundum e acqua o olio su una lastra di vetro; quelle a acqua strofinandole su carta abrasiva umida al carburo di silicio da 200 grani fermata con nastro adesivo sulla lastra di vetro.
Corregge di cuoio
Dopo aver affilato gli attrezzi sulla pietra, si rimuove l’ultima traccia di ricciolo metallico con la correggia di cuoio. Si usa una semplice striscia di cuoio spesso oppure la speciale correggia combinata con un lato ricoperto con pietra abrasiva fine e gli altri con cuoio da ruvido a fine. Tutte le facce di cuoio tranne l’ultima si lubrificano con la pasta per corregge.
AFFILATURA DI SCALPELLI E PIALLE
L’arrotatura in fabbrica lascia il ferro delle pialle e degli scalpelli nuovi con scalfitture minute sul retro della lama e lungo il tagliente, che rimane cosi dentellato e inadatto a lavori fini. Sia il retro che lo smusso si affilano su pietre media e fine in sequenza per eliminare i segni dell’arrotatura e per lasciare taglienti perfettamente affilati.
Rettifica del retro dei ferri nuovi
Si appoggia alla superficie della pietra lubrificata il ferro di piatto, con lo smusso in alto. Si strofina il ferro sulla pietra, tenendolo premuto con la punta delle dita per evitare che oscilli. Si lavora allo stesso modo sulla pietra.
Affilatura del tagliente
I ferri delle pialle e gli scalpelli sono molati con smusso a 25 gradi circa per lavorare il legno dolce. Il bordo è però troppo debole per i legni duri, e per rinforzarlo si pratica sul tagliente vero e proprio uno smusso secondario a 35°. Questo procedimento è adatto per affilature rapide perché si rimuove pochissimo metallo.
Si impugna il ferro, smusso in sotto, nella mano destra con l’indice allungato lungo il bordo. Si posa la punta delle dita della mano sinistra sul ferro, facendovi scivolare il pollice sotto e di traverso (1). Si posa lo smusso di arrotatura sulla pietra di gradazione media lubrificata e si fa oscillare il ferro sino a quando si sente lo smusso piatto sulla pietra. Facendo perno sullo smusso, si solleva leggermente il ferro per affilare lo smusso secondario.
Tenendo i polsi rigidi, per conservare costante l’inclinazione, si passa il ferro avanti e indietro per tutta la lunghezza della pietra.
Il ferro delle pialle si tiene angolato in modo che tutto il tagliente sia a contatto con la pietra (2). Quando si affilano gli scalpelli, che hanno lama stretta, si muovono da un lato all’altro della pietra per evitare di scavarla al centro (3). Gli scalpelli a lama molto stretta si affilano sul bordo della pietra.
Dopo aver affilato lo smusso largo 1 mm circa, si passa alla pietra fine e si affila di nuovo il tagliente. L’affilatura solleva riccioli metallici sul retro del ferro (4) che si rimuovono passandolo piatto sulla pietra. Si danno poi pochi colpi leggeri allo smusso, quindi si affila di nuovo il retro. Si elimina così completamente il ricciolo metallico, lasciando il bordo tagliente.
AFFILATURA DELLE SGORBIE
Per affilare le sgorbie a tagliente interno si ruota la pietra di traverso e si passa l’attrezzo da un lato all’altro su tutta la pietra descrivendo una curva a otto per uniformarne l’usura (1). l ricciolo sollevato sull’interno della sgorbia si rimuove con una pietra sagomata lubrificata di forma adatta (2).
Per affilare lo smusso delle sgorbie a tagliente esterno si usa la pietra sagomata opportuna (3). l ricciolo si rimuove tenendo l’attrezzo piatto sulla pietra fine e muovendolo da un lato all’altro mentre si fa oscillare la lama (4).
Per affilare il tagliente di scalpelli speciali, come quelli a lancia a forma di V e quelli a sezione squadrata, quali le sgorbie rettangolari e a U, si usano le pietre sagomate a coltello o quelle a lima.
AFFILATURA DELLE LAME GIAPPONESI
Le pialle e gli scalpelli giapponesi si affilano tenendo conto del sistema peculiare di costruzione. Poiché le lame hanno il tagliente in lamina di acciaio duro. non è necessario eseguire lo smusso secondario per irrobustirlo.
La tasca molata sul retro delle lame forma uno stretto bordo di metallo, facile da tenere piatto con la pietra. A seguito delle affilature ripetute, in realtà, la tasca si consuma per cui il tagliente non è più continuo. Per mantenere la tasca, si deve rettificare il retro della lama dopo ogni affilatura. In questo modo però si consuma la lama abbastanza rapidamente e il procedimento è piuttosto laborioso quando si affilano i ferri delle pialle e gli scalpelli larghi. Gli artigiani giapponesi preferiscono riformare periodicamente la tasca martellando il metallo dietro lo stretto bordo del tagliente.
Rettifica delle lame nuove
Come nelle lame occidentali, il retro dei ferri delle pialle e delle lame degli scalpelli nuovi è rettificato prima di affilare lo smusso. Poiché il metallo è molto duro, si mola sulla piastra di rettifica in acciaio con un pizzico di polvere grossa di carborundum odi carburo di silicio mescolata con poca acqua.
Si tiene la lama piatta sulla superficie e perpendicolare alla piastra, facendo pressione con un listello di legno dolce. Quando lo stretto bordo che circonda la tasca ha colore e grana uniformi, Si ripete l’operazione con polvere più fine.
Dopo aver asciugato e pulito la lama, si passa alla pietra per affilare media per continuare la rettifica del retro. Si termina con la pietra fine sino a quando il metallo brilla come uno specchio.
Affilatura del tagliente
Il tagliente delle lame giapponesi si affila come quello delle equivalenti occidentali, ma affilando tutta la larghezza dello smusso e senza eseguire lo smusso secondario sul tagliente.
Mantenimento della tasca
La riformazione del bordo di attacco della tasca è un’operazione delicata. I cultori della tradizione appoggiano il retro del ferro sul bordo di un blocco di legno quindi con il martello a testa piatta picchiettano lo smusso spingendo in fuori il metallo per riempire il bordo della tasca. I colpi devono essere dati all’interno della parte in acciaio dolce dello smusso. l tagliente in acciaio duro è fragile e si scheggia se colpito con il martello.
Dopo aver riformato la tasca, si appiattisce il retro sulla piastra di rettifica come illustrato prima.
Attrezzo per la formazione della tasca
Poiché il procedimento con il martello richiede una esperienza notevole, spesso si usa l’attrezzo apposito. La pesante asta di metallo, guidata dal tubo cavo, è fatta cadere sul bordo smussato che è sostenuto dall’incudine metallica.