La miglior manutenzione per i mobili della cucina consiste nel tenerli puliti. Risulta essere un discorso, questo, per la massaia più che per il bricoleur. Ma è un discorso essenziale.
La cucina è, per i mobili, la peggior stanza della casa. Come il bagno, è umidissima. Ma, a differenza del bagno, ha anche fumo, grasso, sporcizia di ogni genere. Alla questione dell’igiene, quindi, si affianca inevitabilmente quella del buon mantenimento dei mobili. Attualmente la maggior parte delle cucine è formata da elementi componibili (e quindi, una volta montati, scomponibili), in genere di laminato plastico o, se di legno, con rivestimenti plastificati che facilitano al massimo la pulitura. Occorre approfittarne. E, soprattutto, occorre assicurarsi che queste meravigliose superfici rimangano impermeabili. Come? Evitando, per esempio, di usarle per tagliare alimenti con coltelli affilati, i quali potrebbero scalfire il sottile strato protettivo. Asciugandole, quando i mobili sono bagnati, perché l’acqua troverà sempre un modo di infiltrarsi da qualche parte e causare danni simili a quelli che può causare il vapore. Quali danni? Il lento e costante deterioramento, per esempio, delle colle che tengono fissi in posizione i laminati plastici, cosicché dopo qualche tempo si possono osservare ripiani di formica che si staccano. La pulizia delle parti mobili è altrettanto essenziale, altrimenti finisce che quelle parti si bloccano, e con la nostra solita impazienza cercheremo di sbloccarle rompendole definitivamente.
La prima regola, quindi, è la pulizia. Una spugna intrisa d’acqua e poi spremuta è la migliore cura preventiva di molti problemi della cucina. Per le macchie più ostinate, bastano poche gocce di detersivo su quella stessa spugna. Evitare al massimo l’uso di liquidi e polveri abrasive: sebbene il loro effetto possa essere molto superficiale, alla lunga incideranno sulle superfici trattate.
Nonostante tutti questi accorgimenti, tuttavia, può capitare che alcuni dei mobili di cucina dichiarino forfait, e richiedano più riparazione che manutenzione. Esaminiamo quindi, qui di seguito, alcuni fra gli interventi che si devono effettuare più di frequente sui mobili destinati alla cucina.
Indice
Le porte scorrevoli
Non si usano più tanto, sostituite ormai da antine a molla o a calamita. Ma non sono del tutto scomparse, e sono delle vere “bestie” da far funzionare. I dettagli 2-4 della fig. 1 indicano quali siano i possibili interventi sull’armadietto pensile indicato al dettaglio 1. Se le antine non scorrono, provare anzitutto a pulirle, come in 2, usando un pennello duro, che elimini briciole e altri depositi. Se la sporcizia avesse completamente bloccato le scanalature, servirsi di un cacciavite (mai di una lama affilata) per ripulire. Se le guide sono di plastica o di legno la cura migliore per restituire scorrevolezza consiste nello spalmare con un dito (dettaglio 3) un sottile strato di cera. Fare poi scorrere più volte l’antina, affinché la cera si sparga uniformemente. Nel caso di un pensile metallico, le cui porticine scorrevoli sono anche metalliche, usare qualche goccia d’olio, come al dettaglio 4. Soltanto se queste cure non avessero effetto è opportuno smontare le porticine, sollevandole verso l’alto, e sfilandole quindi dalle guide in basso. Un’operazione del genere consente di controllare che tutto sia in ordine.
Il laminato si stacca
Per effetto dell’eccessiva umidità della cucina (peraltro curabile abbastanza facilmente con una ventola per l’estrazione dell’aria) i fogli di laminato plastico che rivestono i ripiani di lavoro o le stesse antine possono staccarsi. Per incollarlo nuovamente è sufficiente sollevarne leggermente un bordo, ripulire con una lama bene affilata tutta la colla secca, spalmare con una spatolina, tanto sulla parte inferiore del laminato, quanto sulla struttura del mobile, un leggero strato di colla a contatto. Procedere quindi al “contatto”: il laminato plastico non si muoverà più. Molto più complicata è l’operazione incollatura qualora il foglio di formica si sia staccato completamente o, peggio ancora, se ha subito danni tali da richiedere di essere staccato. Ce ne occupiamo nella fig. 1 ai dettagli 5-9. In 5 un metodo pratico, anche se non molto ortodosso, per facilitare l’operazione di scollaggio del laminato. Consiste nel collegare un tubo di gomma (del tipo usato per il gas) alla valvola di una pentola a pressione, messa sul fuoco. Il getto di vapore (attenti alle mani) aiuterà a staccare il foglio di laminato. Per tenere in mano il tubo di gomma, che diventa caldissimo, è opportuno servirsi di un blocchetto di legno in cui è stato praticato un foro in cui passa il tubo stesso.
Per incollare il foglio nuovo, occorre seguire una precisa procedura. Carteggiare bene la superficie del mobile e la parte inferiore del laminato (anche se si tratta di un foglio nuovo), come in 6, quindi (dettaglio 7) stendere uno strato di colla a contatto. Analogo strato sarà steso sul laminato, e quest’ultimo sarà poi collocato sopra il mobile, ma con una serie di bastoncini che (dettaglio 8) lo terranno separato dal mobile.
In caso contrario è possibile che avvenga un contatto non preciso; con la colla a contatto, purtroppo, non sarebbe in seguito possibile alcuno spostamento di ritocco. Per ottenere un allineamento totale si può ricorrere (come in 9) ad alcune puntine da disegno fissate nel mobile, le cui teste piatte delimitano lo spazio preciso in cui anche il foglio di laminato plastico deve essere appoggiato. Quindi estrarre, uno per volta, i bastoncini. Se l’operazione è stata eseguita con cura e sono state rispettate le indicazioni di cui sopra il laminato risulterà saldamente bloccato.
Cerniere delle ante
Il tipo più comunemente usato nelle ante delle più moderne cucine componibili consiste di un gancio infossato nell’anta, a cui è collegata una molla che è a sua volta fissata. nel mobile, a una staffa. In questa staffa (dettaglio 10) figurano due viti, una grossa e una piccola. La funzione della vite grossa è di tenere l’anta, e secondo la posizione In cui è fissata, questa sarà più o meno aderente al mobile stesso. La vite piccola serve a fare da leva: avvitando, la staffa si allontanerà in quel punto dal fianco del mobile, quindi l’anta chiusa si alzerà. Svitandola, invece, si abbasserà. Servono, le due viti, a regolare esattamente il movimento delle antine, e a rimetterle a posto quando vanno “fuori quadro”. Nel dettaglio 11 abbiamo invece una maniglia di tipo che sta fra il moderno ed il tradizionale. È fissata all’interno dell’anta, da una o due viti che talora si svitano. Stringerle ovviamente non è un problema.
Ripiani che cedono
Accade frequentemente che, sotto il peso di piatti o altri oggetti da cucina, i ripiani all’interno dei mobili cedano e si affossino centralmente C’è un solo rimedio: un rinforzo. Il più efficace consiste nell’incollare, sotto il ripiano indicato al dettaglio 12, una striscia di legno presa nel senso delle venature. Quel listello sarà sufficiente ad eliminare qualsiasi curvatura purché, naturalmente, sia ben fissato (la colla in genere basta, occorre anche qualche vite).
Chiusure a calamita
Si trovano soprattutto nei modelli più vecchi di mobili da cucina, consistono in una calamita fissata ad una estremità de mobile e in una piastrina di ferro fissata all’anta.
Il loro contatto, per il più elementare principio di fisica, tiene un’anta chiusa. Sovente il blocchetto che contiene la calamita può svitarsi. Occorre quindi fissarlo attentamente, come è indicato nelle tre successive operazioni del dettaglio 13. Le due viti, fissarle a mano, vanno poi strette con il cacciavite, fino a quando la calamita è nuovamente in posizione. Occorre quindi provvedere alla piastrina di ferro sull’anta, in posizione che coincida perfettamente con quella della calamita. Attenzione: le due parti devono combaciare esattamente, in quanto la calamita in questione non è abbastanza potente da avere effetto anche a distanza.